Infortuni nel Powerlfting

May 01, 2024Di Dario Tanini

DT

Introduzione:

Il powerlifting è una disciplina sportiva che consiste nel sollevare il maggior peso possibile negli esercizi di squat, panca piana e stacco da terra (quest’ ultimo, può essere “regular”, con i piedi in mezzo alle mani in fase di partenza, o “sumo”, con le mani in mezzo ai piedi e le tibie più perpendicolari al pavimento). Per fare ciò, l’atleta ha a disposizione 3 tentativi per ogni esercizio, al termine dei quali si somma il peso maggiore riuscito a sollevare in ognuno di questi. Il vincitore della competizione sarà colui che riuscirà ad avere un “totale” maggiore una volta sommati i pesi maggiori sollevati in ogni esercizio.

Durante lo squat, l’atleta deve staccare il bilanciere dagli appositi sostegni posizionandolo sulla parte superiore della dorsale, poi flettere le ginocchia e le anche abbassando il corpo finché, durante l’accosciata, le anche saranno più basse delle ginocchia. Dopodiché, l’atleta dovrà estendere nuovamente le suddette articolazioni per tornare in posizione eretta. 

Durante la panca piana, l’atleta rimane disteso sulla panca in posizione supina mantenendo le spalle ed il bacino a contatto con la superficie di questa. Da questa posizione dovrà staccare il bilanciere dagli appositi sostegni, portarlo a contatto con il petto flettendo i gomiti e, dopo una pausa di un secondo, estendere i gomiti sollevando il peso dal petto.

Infine, durante lo stacco da terra, l’atleta dovrà afferrare il bilanciere (questo sarà appoggiato in terra) e sollevarlo finché le sue ginocchia saranno estese ed il corpo in posizione eretta.

Ci possono essere minime differenze nel regolamento a seconda della federazione in cui l’atleta compete.

Per quanto riguarda le gare, esistono 2 divisioni: “raw o classica” e “attrezzata”. In quella classica, l’ atleta può disporre di fasce per le ginocchia in neoprene, fasce per i polsi e cintura addominale; in quella attrezzata, l’atleta può indossare, oltre alle fasce per le ginocchia e per i polsi, una apposita tuta per lo stacco e lo squat ed una apposita maglia per la panca piana. 

In atleti di èlite, i carichi sul bilanciere durante i vari esercizi possono arrivare a 3-4 volte il peso corporeo, il ché, ovviamente, sottopone il corpo ad enormi stress ed aumenta notevolmente il rischio traumi (Cholewicki, McGill, Norman, 1991).

Alcuni studi hanno descritto come gli infortuni nel powerlifting accadano principalmente durante gli allenamenti anziché durante le gare; si suppone che ciò sia dovuto alla fatica che un atleta accumula durante gli allenamenti sia per l’intensità che per il volume di lavoro, il ché porta, tendenzialmente, ad un peggioramento della tecnica degli esercizi. Questo non avviene ( o avviene in misura minore) durante le gare in quanto l’ atleta programma una fase di tapering/scarico qualche settimana prima di questa in modo da arrivarci nelle migliori condizioni possibili, inoltre la concentrazione e l’uso di “spotter/assistenti” durante gli esercizi aiutano a prevenire traumi da cedimento muscolare e/o legati alla fatica (Drew and Finch, 2016; Aasa et al., 2016) 

La frequenza di traumi da “overuse/sovraccarico” sembra dovuta al fatto che, diversamente da altri sport in cui si sollevano pesi importanti (bodybuilding, strongman etc), non si ha un ricambio degli esercizi in quanto per allenare al meglio il gesto motorio è necessario ripeterlo frequentemente. Gli allenamenti sono quindi tendenzialmente focalizzati sui tre esercizi che si eseguiranno in gara (tranne qualche esercizio complementare) e ciò è un importante fattore predisponente ai traumi da sovraccarico (Siewe et al., 2011).

Cross training. Part of young man in sportswear lifting barbell at gym. Toned image. Young man crouches with a barbell. With a barbell on the shoulders. At the moment of squatting. back view close up

Fisiologia del powerlifting:

Il powerlifting è uno sport in cui, durante la gara, si ha una manifestazione della forza massimale che un individuo è in grado di generare. Ogni esercizio dura pochi secondi durante i quali l’atleta cerca di sollevare un carico prima sub-massimale e poi massimale durante i tre tentativi concessigli. Per queste sue caratteristiche, è uno dei pochi sport in cui l’ uso del meccanismo anaerobico alattacido è preponderante.

Queste peculiarità fanno sì che l’atleta imposti la programmazione dell’ allenamento in modo da poter sfruttare al meglio il suddetto meccanismo energetico al momento della gara. Tendenzialmente, durante gli allenamenti, si allenano sia il meccanismo anaerobico alattacido che lattacido con modalità che dipendono dalla tipologia di programmazione (lineare, ondulata etc). Tuttavia, l’integrazione di esercizi aerobici nel piano di allenamento sembra possa aiutare il recupero tra un allenamento e l’altro e dopo le competizioni. Un precedente studio (Wilson et al., 2012) ha ipotizzato che allenamenti aerobici “classici” (es: nuoto, corsa, bicicletta) possano ridurre gli adattamenti prodotti da allenamenti per la forza (e siano quindi da evitare o da ridurre). Nello studio di Androulakis-korakakis et al., 2018, si suggerisce l’ utilizzo di circuiti ad alta intensità (HIIT: high intensity interval training) per l’ allenamento, in contemporanea, sia del meccanismo anaerobico lattacido che aerobico. Questo studio ha dato risultati positivi ed ha il pregio di offrire agli atleti una vasta gamma di esercizi selezionabili anche in base ad eventuali infortuni; inoltre, con la metodica HIIT utilizzata dello studio, gli atleti hanno la possibilità di allenare i suddetti sistemi energetici con allenamenti relativamente brevi e senza dover modificare troppo la programmazione settimanale.

Sports young woman doing exercises with barbell on bench in the gym. Bar Bench Press.

Traumi sportivi:

In uno studio di Bengtsson, Berglund, Aasa, 2018 vengono analizzati una serie di articoli scientifici riguardanti gli infortuni nel powerlifting, con particolare attenzione a come ogni infortunio sia associato agli esercizi di squat, panca piana e stacco da terra. Ne risulta che, nonostante la concezione che questi esercizi siano associati a infortuni, non c’è evidenza scientifica che lo siano. Un infortunio ricorrente nei vari articoli analizzati è la rottura del grande pettorale durante l’esecuzione della panca piana, purtroppo però gli autori non sono stati in grado di dare linee guida per la prevenzione di questo in quanto l’ eziologia di questi infortuni non è stata descritta negli articoli analizzati. Si suppone che una tecnica non ottimale unita alla fatica siano responsabili di diversi infortuni descritti nello studio. Altri infortuni comuni riscontrati dagli autori sono infortuni lombo-sacrali per quanto riguarda lo stacco da terra e rottura del quadricipite (a volte associata a rotture di altre strutture dell’ arto inferiore) nello squat.

In uno studio di Aasa et al., 2016, gli autori riportano come gli infortuni nel powerlifting siano relativamente bassi (da 1 a 4,4 infortuni ogni 1000 ore di allenamento). Tuttavia, gli autori definiscono “infortunio” come un incidente che causi una interruzione degli allenamenti e/o delle competizioni. Altri studi (Siewe et al., 2011; Stromback et al., 2018) hanno invece considerato un infortunio come una condizione di dolore o una limitazione di una funzione del corpo che influisca sull’ allenamento dell’ atleta di powerlifting. Sottoponendo alcuni powerlifter a determinati questionari i suddetti autori hanno potuto riscontrare un infortunio, presente al momento del questionario, in una percentuale che va dal 43,3% al 70% di loro e che l’ 87% degli atleti aveva subito un infortunio negli ultimi 12 mesi. Le zone del corpo più soggette a infortuni sono le spalle (dal 33,3% al 53,1%), le anche (dal 9% al 30,6%) e la regione lombo-pelvica (dal 40,8% al 41,7%); gli infortuni alla zona cervicale e toracica sono più comuni nelle donne che negli uomini. Tendenzialmente, il dolore veniva esacerbato da determinati esercizi: durante la panca piana, si ha un aumento del dolore della spalla e/o alle altre articolazioni dell’ arto superiore oltre che alla zona cervicale e toracica; durante lo squat e gli stacchi da terra, aumenta il dolore nella zona lombo-pelvica, mentre il dolore agli arti inferiori aumenta durante gli squat. Lo stile di vita (soprattutto l’assunzione di alcool, il riposo e le abitudini alimentari) e la programmazione dell’ allenamento (volume, intensità, scarico etc) sembrano essere almeno in parte correlati all’ incidenza di infortuni. Gli atleti infortunati riescono, tendenzialmente, a modificare gli esercizi di gara in modo da non avvertire troppo dolore e potersi continuare ad allenare.

Per quanto riguarda la zona lombo-pelvica, questa aveva percentuali di infortuni simili negli studi sopracitati ed il sintomo più frequentemente riportato è il dolore sciatico con una percentuale di circa il 15% di tutti i fastidi/dolori alla suddetta zona. È stato ipotizzato che gli importanti carichi sollevati durante lo stacco da terra siano un importante fattore di rischio (Cholewicki, McGill, Norman. 1991), inoltre durante gli esercizi di squat e stacchi da terra molti atleti sviluppano importanti forze torsive a livello della suddetta zona e delle anche. Questo, unito ad una tecnica non ottimale, potrebbe influire negativamente sulla distribuzione dei carichi e quindi aumentare il rischio degli infortuni in queste zone (Cholewicki, McGill, Norman. 1991; Escamilla et al., 2001; Escamilla et al., 2002).

deadlift athlete legs in magnesia and socks on platform for powerlifting

Conclusioni:

Tramite l’ analisi di questi studi è stato possibile capire come gli infortuni nel powerlifting siano tendenzialmente da sovraccarico funzionale e come spesso interessino la zona lombo-pelvica. In questa zona, il sintomo riferito più comunemente dagli atleti è il dolore sciatico, probabilmente anche per la natura stessa di questi sport in cui il corpo è sottoposto ad enormi carichi esterni.

Il dolore sciatico è una condizione che può essere causata da più fattori, alla base comunque c’ è una compressione del nervo sciatico con conseguente infiammazione che dà dolore e sintomi tipici.

Tranne nei casi più gravi, si tende a preferire un approccio conservativo almeno per le prime settimane in quanto, tendenzialmente, decomprimendo e sfiammando la zona, i sintomi migliorano.

Possiamo inserire il trattamento osteopatico insieme alle altre terapie manuali, ovvero sia all’ interno di un trattamento più conservativo, associato magari a quello di altre figure professionali, sia dopo un intervento chirurgico cercando di favorire il recupero post operatorio.

woman carrying barbell

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